Scrissi questo testo per le musiche di Raffaele Cecconi tra il 1978 e il 1979. Una prova in pubblico di una più recente trascrizione, curata dallo stesso Cecconi, è stata data a Santa Margherita l’11 luglio 2014. Questa seconda versione prevede cinque strumentisti e tre voci recitanti: flautista (piccolo, flauto in do, flauto grave), clarinettista (clarinetto in si b, piccolo), violino, contrabbasso, piano e tre lettori, a cui sono affidati più personaggi. Si tratta – oggi come ai tempi della prima versione – di una libera divagazione scenica a partire dal racconto di Collodi, successiva alla lettura, entusiasta e conseguente, del libro di Giorgio Manganelli Pinocchio: un libro parallelo Adelphi, Milano 2013 (prima edizione 1977). Raffaele, ai tempi della prima versione per orchestrina di giovani studenti, mi fece leggere il libro di Manganelli, uscito da poco. Ed io, che conoscevo ogni piega della fiaba di Collodi, ma non sapevo cosa comportasse scrivere un libretto per teatro musicale, approntai questo testo grazie alla sua supervisione e senza curarmi troppo di rispettare l’intreccio della fiaba originale. Riprendere in mano quei vecchi fogli è stato un vero divertimento. La colorata foto in evidenza è di Mariapia Branca e mostra gli splendidi burattini da lei stessa costruiti per la prevista messa in scena. Altre foto di Mariapia Branca, relative alla lettura in pubblico del 14 luglio, sono inserite in questo articolo. Spero di ricevere da Marco Ercolani, partecipe con Lucetta Frisa e Mariapia Branca di questo allestimento, il permesso di allegare qui un suo illuminante appunto critico di carattere psichiatrico, relativo al libro di Manganelli, scritto indipendentemente dal nostro divertimento musicale, eppure del tutto coincidente. Allego inoltre il programma di sala che ho appositamente scritto per l’occasione. Mia aspirazione è approfondire tali sviluppi, sino a portarli a compimento tramite una adeguata registrazione audio-video.

 

 

 

Santa Festival – 14 luglio 2014 – Villa Durazzo, Santa Margherita

 

Interpreti

Voci recitanti: Mariapia Branca, Marco Ercolani, Lucetta Frisa

Flauto, ottavino, flauto grave: Giovanna Savino

Clarinetto, clarinetto piccolo: Alberto Olivieri

Violino: Francesco Denini

Contrabbasso: Giulio Tanasini

Pianoforte: Roberto Mingarini

Direzione: Raffaele Cecconi

 

Foto di Mariapia Branca

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PINOCCHIO – STORIA DI PIFFERI E ILLUSIONI

PROGRAMMA DI SALA PER LA LETTURA IN PUBBLICO DEL 11 LUGLIO 2014

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SCENE

 

PRIMA SCENA: ‘C’era una volta…’

SECONDA SCENA: ‘Pinocchio Grillo Geppetto Temporale’

TERZA SCENA: ‘Gran Teatro dei Burattini’

QUARTA SCENA: ‘La volpe e il gatto’

QUINTA SCENA: ‘La borsa o la vita’

SESTA SCENA: ‘Sogno della Fatina’

SETTIMA SCENA: ‘Pinocchio e il Mare’

OTTAVA SCENA: ‘Spettacolo pirotecnico e baldoria’

NONA SCENA: ‘Geppetto e il Mare’

DECIMA SCENA: ‘Finale’

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PERSONAGGI

In ordine di apparizione

 

Arlecchino

Pulcinella

Narratore

Pinocchio

Grillo Parlante

Geppetto

Fatina

Lucignolo

Omino

Mangiafoco

Gruppo di burattini

Gendarmi

Volpe

Gatto

Mare

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PRIMA SCENA: ‘C’ERA UNA VOLTA…’

 

[ brano musicale n° 1: “marcia iniziale” (37″)]

Appena finita la musica, parte il dialogo tra Arlecchino e Pulcinella.

 

Arlecchino: C’era una volta …

Pulcinella: Un Re! Direte voi.

Arlecchino: No, ragazzi, avete sbagliato.

Pulcinella: C’era una volta …

Insieme: … un pezzo di legno.

Arlecchino: E non era nemmeno un legno di lusso, giusto un semplice legno da catasta,

di quelli, per intenderci, che, nelle nottatacce d’inverno, …

Pulcinella: … si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e

riscaldare le stanze.

Arlecchino: Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno capitò

nella bottega di un vecchio falegname, …

Pulcinella: … il quale aveva nome Geppetto, ma i ragazzi del vicinato,

quando lo volevano far montar su tutte le furie, lo chiamavano col soprannome

di ‘Polendina’ a motivo della sua parrucca gialla come una spiga di granturco.

Arlecchino: Dovete sapere che era un vecchietto bizzosissimo,

rissoso, guai a chiamarlo Polendina! Diventava subito una bestia

e, rosso come un peperone, non c’era più verso di tenerlo…

 

[ brano musicale n° 2: “schegge ospizi di parole” (2′ 28″) ]

Inizia la musica, Arlecchino rimane quasi incantato e il Narratore si rivolge al pubblico con il testo che segue.

La musica continua sotto questo testo fino alle parole: “… che cosa può capitare a questo mondo.”

 

Narratore: … schegge, ospizi di parole,

di ogni libro parallelo,

distrattamente comprensivo,

enigmatico refuso –

tracce, orme, indovinelli

burle, fughe e tranelli,

sconcertanti, delittuose,

arbitrarie trascrizioni.

Catastrofico inizio,

laconico e aspro,

forse una provocazione,

una regola fiabesca.

A scrutare gli interstizi

delle sette parole si scopre subito

il segnale d’ogni favola possibile.

Ma i casi sono tanti e non si può sapere

che cosa ci può capitare a questo mondo.

 

Finisce l’incantamento della musica, e riprende la scena.

 

 

Pulcinella: … e, preso con sé il suo bravo pezzo di legno, lo custodì gelosamente in casa.

Arlecchino: La casa di Geppetto era una stanzina terrena che pigliava luce

da un sottoscala.

Pulcinella: La mobilia non poteva essere più semplice:

una seggiola cattiva, un letto poco buono, un tavolino rovinato …

Arlecchino: (imitando la voce di Geppetto) “Ho pensato di fabbricarmi da me

un bel burattino di legno, maraviglioso, che sappia ballare, tirare di scherma e

fare salti mortali”.

Pulcinella: (proseguendo l’imitazione) “Con questo burattino voglio girare il mondo

per buscarmi un tozzo di pane e un bicchier di vino. Che ve ne pare?”

Arlecchino: E, presi gli arnesi, si pose a intagliare e a fabbricare il suo burattino.

Pulcinella: Trovato che fu il nome, gli fece subito i capelli, poi la fronte, gli occhi

e il naso.

Arlecchino: Ma il naso, appena fatto, cominciò a crescere: e, cresci, cresci, cresci,

diventò, in pochi minuti, un nasone che non finiva mai.

Pulcinella: Il povero Geppetto si affaticava a ritagliarlo ma, più lo ritagliava

e lo scorciava, e più quel naso impertinente diventava lungo.

Arlecchino: Quello che accadde dopo è una storia da non potersi credere,

ma ve la racconto lo stesso. Attenzione! C’era una volta …

Pulcinella: Un Re!

Arlecchino: No …

 

[ Brano musicale n° 3: “e il libro si dilata” (40″) ]

Sospensione come quella precedente. Ancora una volta in Narratore deraglia con il testo che segue.

 

Narratore: … e il libro si dilata,

parola su parola,

una mappa sterminata,

la pianta di un casale.

“Ohi, mi hai fatto male!”

Ma da dove sarà venuta

la vocina misteriosa

che ha detto questo frase?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SECONDA SCENA: ‘PINOCCHIO GRILLO GEPPETTO TEMPORALE’

 

Pinocchio: Ah! (soddisfatto) Domani all’alba voglio andarmene di qui.

(Guardando attorno) Se rimango avverrà a me quel che avviene a tutti gli altri ragazzi,

vale a dire, dovrò andare a scuola e per amore o per forza mi toccherà studiare.

(Sottovoce) A dirvela in confidenza di studiare non ne ho appunto voglia, mi diverto

più a correre dietro le farfalle e a salire su per i rami bianchi come la neve,

a prendere gli uccellini di nido … Peggio ancora se dovrò imparare un mestiere

tanto per guadagnarci onestamente il pane: volete che ve lo dica,

fra tutti i mestieri del mondo quello che veramente mi va a genio è,

per l’appunto, mangiare, bere, dormire

e fare da mattina a sera la vita del vagabondo …

Grillo Parlante: Pinocchio! Pinocchio!

Pinocchio: Chi mi chiama?

Grillo Parlante: Sono io!

Pinocchio: Io chi?

Grillo Parlante: Sono il Grillo Parlante e abito in questa stanza da più di cent’anni.

E, per caso, passando di qui ti ho sentito: povero grullarello!

Pinocchio: Perché ‘Povero grullarello’?

Grillo Parlante: Perché, facendo così, finirai come tutti quelli che fanno come te:

o allo spedale o in prigione. E da grande diventerai un bellissimo somaro

e tutti si piglieranno gioco di te. Povero grullarello! Mi fai proprio compassione.

Pinocchio: Perché compassione?

Grillo Parlante: Perché sei un burattino e, quel che è peggio, hai la testa di legno!

Pinocchio: Bada! Grillaccio del malaugurio …, se mi monta la bizza, guai a te!

 

Si getta sul grillo. Lotta. Poi, d’improvviso, inizia a cercare…

 

ho voglia di mangiare. Forse potrei trovare qualcosa sotto il banco,

forse in quell’armadio sempre chiuso. Guarda un po’, che ti trovo qualcosa

nel corbello dei trucioli o della segatura. Accidenti a quell’uggioso del Grillo!

Ah, se il mio babbo fosse qui! Non mi troverei a morire di sbadigli!

Non mi troverei in questa nottataccia d’inverno, a morire di fame!

(Sbadigliando) Oh! Che brutta malattia è la fame! (E si addormenta).

 

[ Brano musicale n° 4: “Canzone di Geppetto” (2′ 38″) ]

 

Narratore: “Buongiorno, son Geppetto,

un vecchio vagabondo,

artista prodigioso

che inventa burattini.

Di vocazione padre,

quel legno mi appartiene,

pertanto gli farò

patire amore e oltraggio.

Così, cari Signori,

Pinocchio era ‘l padre,

Pinocchia era la madre

Pinocchi i ragazzi.

 

Geppetto: Aprimi! (gridando) Apri al babbo tuo!

Pinocchio: (guardando i piedi bruciati) Non posso!

Geppetto: Perché non puoi?

Pinocchio: Il gatto mi ha mangiato i piedi!

Gepetto: Aprimi, ti dico, se no il gatto, quando entro te lo do io!

Pinocchio: Non posso, credetemi!

Povero me, mi toccherà camminare sui ginocchi tutta la vita!

Geppetto: Adesso vedrai! (entra, forzando la porta).

Mah, Pinocchiuccio mio! Come è che ti sei bruciato i piedi?

Pinocchio: Non lo so, babbo, credetelo che è stata una nottataccia d’inferno

e me ne ricorderò finché campo:

 

[ Brano musicale n° 5: “Tonava balenava” (1′ 30″ c.a) ]

Il brano accompagna il seguente testo a due voci.

 

Pinocchio: Tonava, balenava, e io avevo una gran fame, dovecché il Grillo

Parlante mi disse: “Ti sta bene; sei stato cattivo e te lo meriti!” E io dissi: “Bada,

Grillaccio del malaugurio!” E lui mi disse: “Sei un burattino e hai la testa di legno!”

E io gli tirai un martello di legno e lui morì, la quale colpa fu sua però, io non volevo

ammazzarlo, prova ne sia che il pulcino scappò fuori e la fame cresceva sempre,

tuttavia messi i piedi sul caldano voi siete tornato e me li sono trovati bruciati …

 

Svanisce la musica.

 

Pinocchio: (piangendo) Ih! Ih! Ih! Babbo, rifammi i piedi!

Geppetto: E perché dovrei rifarti i piedi? Forse per vederti scappare via di casa?

Pinocchio: Vi prometto che da oggi in poi sarò buono …

Geppetto: Tutti i ragazzi, quando vogliono ottenere qualcosa, dicono così …

Pinocchio: Andrò a scuola e mi farò onore …

Geppetto: Eh! Caro il mio Pinocchio! (salutando con la mano).

Pinocchio: Vi prometto che sarò il bastone della vostra vecchiaia!

Geppetto: (intenerito, pensa un po’) Dammi qui, va! Chiudi gli occhi e dormi!

Pinocchio: Evviva! Evviva! Ho di nuovo i miei piedi! Ho di nuovo i miei piedi!

E, per ricompensarvi, voglio andare subito a scuola!

(Triste) Ma per andare a scuola ci vuole lAbbecedario.

Geppetto: Hai ragione! E per comprare lAbbecedario ci vogliono i quattrini!

Pinocchio: E io non li ho!

Geppetto: Nemmeno io! Pazienza, vuol dire che venderò la mia casacca di panno.

Pinocchio: Vendere la casacca? Perché?

Geppetto: Uhm, tanto mi fa giusto caldo.

Pinocchio: (abbracciandolo) Oh, babbo mio, quanto siete buono!

 

[ Brano musicale n. 6: “Canzone di Pinocchio” (6′ 30″) ]

 

Narratore: Smesso che fu di nevicare

l’Abbecedario sotto il braccio

Pinocchio nella strada verso scuola.

Strada facendo

fantasticava,

nel cervellino

mille pensieri,

castelli in aria,

propositi sinceri:

“Sarò un buon ragazzo,

dirò la verità,

imparerò un’arte,

la metterò da parte.

Sarò consolazione,

bastone di vecchiaia,

orgoglio della casa

e della mia brigata.

Oggi alla scuola

voglio imparare

subito a leggere

e a contare.

Guadagnerò mille quattrini

e con i primi che mi verranno

a babbo comprerò

una casacca di panno.

Ma che dico ‘panno’?

Sarà argento e oro,

bottoni di diamanti

e tasche di brillanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TERZA SCENA: ‘GRAN TEATRO DEI BURATTINI’

 

Pinocchio: Che cos’è quel baraccone?

Lucignolo: Leggi il cartello, che c’è scritto, e lo saprai.

Pinocchio: Lo leggerei volentieri, ma per l’appunto oggi non so leggere.

Lucignolo: Bravo bue! Allora te lo leggerò io. Sappi dunque che in quel cartello

a lettere rosse come il fuoco, c’è scritto: ‘GRAN TEATRO DEI BURATTINI’.

Pinocchio: E’ molto che è cominciata la commedia?

Lucignolo: Comincia ora.

Pinocchio: E quanto si spende per entrare?

Lucignolo: Quattro soldi.

Pinocchio: (incuriosito) Mi daresti quattro soldi sino a domani?

Lucignolo: (canzonandolo) Te li darei volentieri,

ma oggi per l’appunto non te li posso dare.

Pinocchio: Per quattro soldi ti vendo la mia giacchetta di carta fiorita.

Lucignolo: Quella? Se ci piove sopra non c’è verso di cavarmela di dosso!

Pinocchio: Il mio berretto?

Lucignolo: Sai che acquisto! Un berretto di midolla di pane! C’è il caso che i topi

me lo vengano a mangiare in capo!

Pinocchio: (esitante) Nemmeno per questo Abbecedario nuovo?

Omino: (intervenendo) Ehi! Tu, Burattino! Per quattro soldi

lAbbecedario nuovo lo prendo io.

Pinocchio: (si avvicina fregandosi le mani) Bene, oggi mi vedo il Gran Teatro dei Burattini.

Per andare a scuola c’è sempre tempo (alzando le spalle; e il libro fu venduto).

(scena dei burattini)

Arlecchino: C’era una volta?

Pulcinella: Un Re!

Arlecchino: No.

Pulcinella: Sì!

Arlecchino: Noo!

Pulcinella: Sìì!

Arlecchino: Ti ho detto di no!

Pulcinella: Ah, no!? Allora prendi questo!

Arlecchino: E tu questo!

Pulcinella: E questo! … (girandosi verso il pubblico) No! … Numi del Firmamento!

Sogno o son desto? Eppure quello è Pinocchio! … Sì! Pinocchio!

Tutti i Burattini: Viva Pinocchio! Viva Pinocchio! In nostro fratello Pinocchio!

Evviva Pinocchio!

 

[ Brano musicale n° 7: “Evviva Pinocchio!” (36″) ]

 

Arlecchino: Pinocchio, viene a gettarti fra le braccia dei tuoi fratelli di legno!

Pulcinella: Orsù, vieni da noi!

 

Pinocchio balza nel teatro. Baci, abbracci, ecc. La commedia non va avanti.

 

Pubblico: (facendo grande baccano) Vogliamo che la commedia continui!

Vogliamo che la commedia continui!

Mangiafoco: (fa zittire tutti) Perché sei venuto a mettere scompiglio nel mio teatro?

Pinocchio: (con una vocine, nel silenzio generale) La creda, Illustrissimo,

che la colpa non è stata mia …

Mangiafoco: Basta così! Stasera faremo i conti!

(rivolto a Pulcinella e ad Arlecchino) Portatemi quel burattino.

Un buon legno asciutto mi darà fiammata all’arrosto!

Pinocchio: Babbo mio, salvatemi! Non voglio morire, non voglio morire! …

Mangiafoco: (starnutendo) Etch!

Pinocchio: Felicità!

Arlecchino: (sottovoce) Buone nuove, fratello! Mangiafoco ha starnutito,

e questo è segno che si è mosso a compassione per te. Sei salvo!

Mangiafoco: Smettila di piangere! I tuoi lamenti m’han messo un’uggiolina …

Etch! Etch!

Pinocchio: Salute e felicità!

Mangiafoco: Grazie!

Pinocchio: Prego!

Mangiafoco: Il tuo babbo e la tua mamma sono sempre vivi?

Pinocchio: Babbo, sì! La mamma non l’ho mai conosciuta.

Mangiafoco: Chi lo sa che dispiacere sarebbe per il tuo babbo, se ora ti facessi

gettare tra i carboni ardenti! Povero Pinocchio! Mi vien male solo a pensarci …Etch!

Etch! Etch!

Pinocchio: Salute, grazie e felicità!

Mangiafoco: Pazienza, mi sono impietosito. Invece di te, metterò a bruciare

sotto lo spiedo qualche burattino della mia compagnia …

Olà, Gendarmi! (compaiono i gendarmi) Pigliatemi Arlecchino,

legatelo, gettatelo a bruciare! Voglio che il montone sia arrostito bene!

Gendarmi: Sarà fatto, Signor Mangiafoco!

Pinocchio: Pietà, Signor Cavaliere …

Mangiafoco: Qui non ci sono cavalieri.

Pinocchio: Pietà, Signor Commendatore …

Mangiafoco: Qui non ci sono commendatori …

Pinocchio: Pietà, Eccellenza …

Mangiafoco: (addolcito) Ebbene, cosa vuoi?

Pinocchio: (eroico) Vi domando la grazia per il povero Arlecchino!

Mangiafoco: Non c’è grazia che tenga: risparmiato te, bisogna che bruci qualcun altro.

Pinocchio: In questo caso conosco qual è il mio dovere. Che Mangiafoco voglia bruciare

il suo prode Arlecchino è cosa che mi stupisce assai: prova evidente che il mondo rimane

uguale a sé stesso. Il destino ha voluto che soccombessi? Bene, soccomberò.

Avanti, Gendarmi!

Legatemi e gettatemi fra quelle fiamme … (tutti si commuovono e piangono).

Mangiafoco: Etch! Etch! Etch! Etch!

Pinocchio: Salute, grazia, gioia e felicità!

Mangiafoco: (aprendo le braccia affettuosamente) Tu sei un bravo ragazzo!

Vieni qui e dammi un bacio sul naso. Grazia sia fatta ad Arlecchino! Pazienza.

Mangerò un montone mezzo crudo …

Arlecchino: Graziato! Graziato! Lo sapevo.

Quanto più oscura è l’ora, tanto è più vicino il soccorso.

Tutti: Giubilo! Giubilo! La grazia è fatta! La grazia è fatta!

 

[ Brano musicale n° 8: “Giubilo” (2′ 17″) ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

QUARTA SCENA: ‘LA VOLPE E IL GATTO’

 

Volpe: Buongiorno, Pinocchio!

Gatto: ‘giorno!

Pinocchio: Com’è che sai il mio nome?

Volpe: Conosco bene il tuo babbo!

Pinocchio: Dove l’hai veduto?

Volpe: L’ho veduto ieri sulla porta di casa e tremava dal freddo.

Pinocchio: Povero babbo! Ma, se Dio vuole, da oggi non tremerà più! …

Volpe e Gatto: E perché?

Pinocchio: Perché io sono diventato un gran signore.

Volpe: Un gran signore tu?

 

Ride sguaiatamente, canzonando Pinocchio. Il Gatto ride, anche lui, ma per non darlo a vedere

si pettina i baffi.

 

Pinocchio: (gridando impermalosito) C’è poco da ridere. Mi dispiace davvero farvi venire

l’acquolina in bocca. Ma Mangiafoco mi ha regalato queste;

e, se ve ne intendete, queste sono cinque bellissime monete d’oro.

 

Dice, tirandole fuori; al suono simpatico delle monete il Gatto e la Volpe stralunano gli occhi.

 

Volpe: E ora cosa vuoi farne di codeste monete?

Gatto: ‘uoi farne?

Pinocchio: Prima di tutto voglio comprare per il mio babbo una casacca tutta d’oro

e poi lAbbecedario per me.

Volpe: Per chi’ Per te?

Gatto: ‘te?

Pinocchio: Davvero. Voglio andare a scuola e mettermi a studiare a buono.

Volpe: Studiare? Guarda me: per la passione sciocca di studiare ho perduto una gamba!

Gatto: (togliendosi gli occhiali, fissa negli occhi Pinocchio) Guarda me: per la passione sciocca

di studiare ho perduto la vista di tutt’e due gli occhi!

Grillo Parlante: (intervenendo improvvisamente) Pinocchio, non dare retta ai consigli

dei cattivi compagni. Se no, te ne pentirai!

Gatto: Bada, grillaccio del malaugurio! Se mi monta la bizza, guai a te!

 

Spicca un gran balzo e se lo mangia.

 

Pinocchio: Povero Grillo! Perché lo hai trattato così male?

Volpe: Ha fatto ciò per impartirgli una lezione. Un’altra volta imparerà a metter bocca

nei discorsi altrui.

Gatto: Altrui.

Volpe: Tu, piuttosto, vuoi raddoppiare le tue monete d’oro?

Pinocchio: Cioè?

Volpe: Vuoi tu, di cinque miserabili zecchini d’oro, cinquecento, mille, duemila?

Gatto: ‘uemila?

Pinocchio: Magari? E la maniera?

Volpe: La maniera è facilissima. Invece di tornartene a casa,

vieni con noi al Gran Teatro dei Burattini.

Gatto: … dei Burattini.

Pinocchio: (pensando) No, non ci voglio venire.

Ormai sono vicino a casa dove c’è il mio babbo che mi aspetta.

Volpe: Dunque, vuoi proprio andare a casa tua? Allora vai pure, e tanto peggio per te!

Gatto: Tanto peggio per te!

Volpe: Pensaci bene, Pinocchio! Perché così dai un calcio alla fortuna!

Gatto: Alla fortuna!

Volpe: I tuoi zecchini d’oro, dall’oggi al domani, potrebbero diventare tremila!

Gatto: Tremila!

Pinocchio: Com’è mai possibile che diventino tanti?

Volpe: Te lo spiego subito:

 

[ Brano musicale n° 9: “Canzone del Gatto e della Volpe” (3′ 03″) ]

 

Volpe: Nel Teatro dei Burattini c’è un campo benedetto

da tutti noi chiamato? Gatto: ‘oi chiamato?

Volpe: Il campo dei miracoli. Gatto: ‘ei miracoli.

Volpe: Tu vai in questo campo; fai una piccola buca

e dentro cosa ci metti? Gatto: Cosa ci metti?

Volpe: Uno zecchino d’oro. Gatto: ‘ino d’oro.

Volpe: Ricopri la buca con un poco di terra.

Gatto: L’annaffi con due secchi di fontana

Volpe: Sopra ci metti una presa di sale.

Gatto: E la sera te ne vai tranquillamente a letto.

Finisce la musica.

 

Volpe: Intanto, la notte, lo zecchino germoglia e fiorisce e, la mattina dopo, di levata,

ritornando nel campo, che cosa trovi? (al Gatto).

Gatto: (a Pinocchio) Che cosa trovi?

Volpe: Trovi un albero carico di tanti zecchini d’oro,

quanti chicchi di grano può avere una bella spiga nel mese di giugno.

Gatto: ‘iga nel mese di giugno.

Pinocchio: Ci voglio pensare.

Volpe: Invece di cinque, potrebbero diventare quattromila.

Gatto: Quattromila!

Volpe: Perché non dai retta al (indica il Gatto) suo consiglio?

Gatto: Perché?

Pinocchio: Oggi è impossibile.

Volpe: Un altro giorno sarà troppo tardi.

Gatto: Troppo …

Pinocchio: Perché?

Volpe: Quel campo è stato comperato da un Gran Signore,

e da domani non sarà più permesso di seminarvi sopra.

Su, vieni; semini subito le monete: dopo pochi minuti ne raccogli cinquemila!

Gatto: Cinquemila!

Pinocchio: (ballando d’allegrezza) Oh! Che bella cosa!

Appena avrò questi zecchini ne prenderò metà per me e l’altra metà la darò in regalo

a voi due.

Volpe: (offesa e sdegnata) Un regalo a noi? Dio te ne liberi!

Gatto: Te ne liberi!

Volpe: Noi non lavoriamo per vile interesse; lavoriamo unicamente per arricchire

gli altri.

Gatto: Gli altri!

Pinocchio: Ve bene! Andiamo pure; io vengo con voi. (Tra sé) Che brave persone sono!

Accidenti! Mi sembra già di essere in quel campo!

 

[ Brano musicale n° 10: “Mi piacerebbe andarvi” (51″) ]

 

Fatina: “Mi piacerebbe andarvi e poi tornarvi,

arrampicandomi su una betulla,

e arrampicarmi su per i rami neri,

su per il tronco bianco come la neve verso il cielo,

finché l’albero più non mi regga

e, abbassata la sua cima, mi faccia ridiscendere… ”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

QUINTA SCENA: ‘LA BORSA O LA VITA’

 

Pinocchio: Ma, accidenti! È già diventata notte. E il Gatto e la Volpe dove sono andati?

Forse mi aspetteranno al Campo dei Miracoli, domattina.

(sente rumori, spaventato) Chi va là!?

Eco: Chi va là!?

Pinocchio: Chi sei?

Eco: Chi sei?

Grillo Parlante: Sono l’ombra del Grillo Parlante.

Pinocchio: Che vuoi da me?

Eco: Che vuoi da me?

Grillo Parlante: Voglio darti un consiglio: torno indietro e porto i cinque zecchini

al povero babbo che piange e si dispera per non averti più veduto.

Pinocchio: Domani il mio babbo o sarà un gran signore

perché questi cinque zecchini diventeranno seimila!

Eco: Seimila!

Grillo Parlante: Non ti fidare, ragazzo mio, di quelli che ti promettono

ricchezze dalla mattina alla sera. Per il solito sono matti o imbroglioni!

Dai retta a me. Torna indietro!

Pinocchio: E io, invece, voglio andare avanti!

Eco: Andare avanti!

Grillo Parlante: La nottate è scura.

Pinocchio: Voglio andare avanti.

Eco: Avanti!

Grillo Parlante: Ricordati che i ragazzi che vogliono fare di loro capriccio,

prima o poi se ne pentono.

Pinocchio: Storie. Buonanotte, Grillo!

Eco: Buonanotte, Grillo!

Grillo Parlante: Buonanotte! Pinocchio. E che il cielo ti salvi dalla guazza

e degli assassini.

Pinocchio: Bada, grillaccio del malaugurio, se mi monta la bizza guai a te!

(Il Grillo Parlante si spegne e la storia rimane più buia di prima)

Ecco, qui: perché non ho voluto dar retta a quell’uggioso di Grillo

dovrei incontrare anche gli assassini!

Ci giocherei che gli assassini

sono stati inventati dai babbi per far paura ai ragazzini

che vogliono andare fuori la notte …

Gatto e Volpe: O la borsa o la vita!

 

Pinocchio fa capire che non ha soldi

 

Via, meno ciarle e fuori i denari! O sei morto!

Volpe: E, dopo aver ammazzato te, ammazzeremo anche tuo padre!

Gatto: Anche tuo padre!

Pinocchio: No, no, no. Il mio povero babbo, no!

È l’unica creatura che ho al mondo

e fossi anche all’ultima rovina…

Volpe: Meno storie! Lo so benissimo che hai i denari da qualche parte.

Dunque, furfante, dove gli hai nascosti?

Gatto: Li hai nascosti?

Volpe: Ah! Fai il sordo? Aspetta un po’ che penseremo noi a tirarteli fuori.

 

Lotta per il denaro. Pinocchio alla fine riesce a liberarsi e fugge via.

 

Pinocchio: (correndo) Se avessi fiato per arrivare fino a quella casina forse sarei salvo.

(arriva alla casina) Presto! Presto! Aprite!

Aiutatemi, ho paura! Aiuto! Aiuto!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SESTA SCENA: ‘SOGNO DELLA FATINA’

 

[ Brano musicale n° 11: “In questa casa non c’è nessuno” (1′ 00″) ]

 

Fatina: In questa casa non c’è nessuno. Son tutti morti.

Pinocchio: (piangendo) Aprimi almeno tu!

Fatina: Sono morta anch’io.

Pinocchio: Morta? E allora che fai costì alla finestra?

Fatina: Volo sopra l’orizzonte bianco e farò ciò che voglio,

e nessuno può tenermi in nessun modo

e le strade appartengono ai ritmi, e lo spazio (la Fatina scompare).

Pinocchio: Oh, Bella bambina dai capelli turchini, aprimi per carità!

Abbi compassione di un povero ragazzo inseguito dagli assassini.

Ti prego, sorellina, mammina, bambina…

 

Sopraggiungono il Gatto e la Volpe e lo afferrano per il collo.

 

Volpe: Ora non scappi più!

Gatto: Più!

Volpe: Dunque? Vuoi aprire la bocca? Sì o no?

Lascia fare, te la faremo aprire noi!

Gatto: …ire noi!

Volpe: Impicchiamolo! Bisogna impiccarlo!

Gatto: Impicchiamolo!

 

Lo legano e gli passano un nodo scorsoio alla gola.

 

Volpe: Addio, a domani!

Gatto: A domani!

Volpe: Quando torneremo qui si spera ci farai la garbatezza

di farti trovare bell’e morto e con la bocca spalancata.

Gatto: La bocca spalancata.

 

E se ne vanno. La Fatina si affaccia alla finestra e, impietositosi, alla vista di quell’infelice,

batte per tre volte le mani insieme.

 

Grillo: Sì, mia Fatina: sarà fatto. (esegue).

Pinocchio: (Svegliandosi) O Fatina! Fatina mia!

Fatina: Birba di un burattino! Come puoi conoscermi!

Pinocchio: Gli è il gran bene che ti voglio quello che m’ha detto tutto di te!

Fatina: Allora ricordi? Mi lasciasti bambina e ora mi ritrovi donna;

tanto donna che potrei farti da mamma.

Pinocchio: Ti chiamerò mamma! Gli è tanto che mi struggo di avere una mamma

come tutti gli altri ragazzi! … Ma come avete fatto a crescere così presto?

Fatina: È un segreto.

Pinocchio: Insegnatemelo! Sono rimasto alto come un soldo di cacio.

Fatina: Ma tu non puoi crescere, perché i burattini non crescono mai.

Nascono burattini, vivono burattini e muoiono burattini.

Pinocchio: (dandosi uno scappellotto) Sarebbe ora che diventassi anch’io

un uomo come tutti gli altri.

Fatina: Lo diventerai, se saprai meritartelo. E per meritartelo devi:

fare il ragazzo perbene, ubbidire, amare lo studio e il lavoro,

dire sempre la verità. Farai tutto questo? Me lo prometti?

Pinocchio: Lo prometto. Voglio diventare la consolazione della mia mammina.

Quanto siete buona, Fatina mia, e quanto ti voglio bene!

 

[ Brano musicale n° 12: “Quanto ti voglio ben” (1′ 23″) ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SETTIMA SCENA: ‘PINOCCHIO E IL MARE’

 

Pinocchio: (piangendo e strillando) Aiuto! Aiuto! Povero me!

Non c’è nessuno che venga a salvarmi?

Mare: Chi vuoi che ti salvi? I minuscoli pesci dell’abisso?

Sei solo in questo luogo segreto. Un nascondiglio che nessuno può trovare.

Rassegnati e aspetta anche tu che succeda qualcosa.

Pinocchio: Ma che stiamo facendo qui al buio? C’è forse pericolo di peste?

Mare: Sullo scoglio, lungo l’itinerario del mostro, si riavvicina l’agguato!

Sei nuovamente in pericolo pesce-burattino!

Pinocchio: (piangendo) Ma io non voglio essere digerito! Non voglio!

Mare: Nessuno vuole essere consegnato solitario alla voragine:

c’è un congegno abnorme,

vorace, che continua a inseguirti.

Pinocchio: (gridando) Scioccherie! Scioccherie! Soltanto scioccherie!

Mare: In un’avventura non c’è mai nessuno che possa darti una mano.

Pinocchio: È molto grosso questo pescecane che ci ha inghiottiti?

Mare: È grosso più di un casamento di cinque piani, e ha una tale bocca da inghiottire

tutto il treno della ferrovia celeste con la macchina accesa.

Pinocchio: Ehi! Mare! Guarda laggiù! Lontano, lontano, si scorge un chiarore!

Che sarà mai quel lumicino?

Mare: È la tenebra totale che vive notturna incertezza.

Forse qualche compagno di avventura che aspetta come noi il suo momento.

Pinocchio: Voglio andare a trovarlo! Non potrebbe darsi il caso che fosse qualcuno

capace di insegnarmi la strada per fuggire?

Mare: Forse…

Pinocchio: Addio, Mare! Ti lascio ai tuoi azzurri abissi! Ci rivedremo?

Mare: Chi lo sa? Forse. È meglio non pensarci.

Addio, pesce-burattino. Buona fortuna.

 

[ Brano musicale n° 13: “Addio, Pesce Burattino” (35″) ]

Pinocchio si incammina, e incontra Geppetto nel ventre del Pescecane.

 

Pinocchio: Oh! Babbino mio! Finalmente vi ho trovato!

Ora non vi lascio più, mai più!

Geppetto: Dunque, gli occhi mi dicono il vero?

Dunque, se’ proprio tu il mi’ caro Pinocchio?

Pinocchio: Già, proprio io! Mi avete perdonato, non è vero?

Come siete buono, Babbino mio! E pensare che io, invece…

Oh, quante disgrazie mi sono piovute in capo!

 

[ Brano musicale n° 14: “Avessi anch’io le ali” (1′ 23″) ]

 

Pinocchio : Il giorno della vostra casacca, e l’abbecedario

per andare a scuola, scappai a vedere i burattini e il burattinaio Mangiafoco

mi voleva arrosto perché cocessi il montone, tuttavia cinque monete d’oro,

ma il Gatto e la Volpe all’Osteria del Gambero Rosso dove mangiarono come lupi,

e partiti incontrai gli assassini, e a correre dietro, via, sempre dietro, finché al ramo

della Quercia Grande la bella bambina dai capelli turchini mi fece visitare e mi dissero:

“Se non è morto, è segno che è sempre vivo” e allora scappò una bugia e il naso cominciò

a crescere, motivo per cui con la Volpe e il Gatto sotterrai le monete, il Pappagallo rise,

e viceversa di settemila non trovai nulla, la quale il Giudice mi mise in prigione, di dove,

col venir via, un grappolo d’uva al campo, la tagliola, contadino di santa ragione

mi mise il collare del pollaio, che la mia innocenza mi lasciò andare, e il Serpente

coda che fumava, rise e si strappò una vena, così tornai alla casa della bella bambina

che era morta, il Colombo disse: “Il babbo si fabbricava una barchetta per cercarti”,

“Oh, avessi anch’io le ali”, “Ti porto io!”, e poi tutta la notte i pescatori guardarono

un uomo che stava per affogare, lo riconobbi subito…”

 

Pinocchio: Quant’è, Geppetto, che siete chiuso qui dentro?

Geppetto: Da quel giorno in poi saranno ormai due anni: due anni,

Pinocchio, che mi sono parsi due secoli! Sono agli sgoccioli: oggi nella dispensa

non c’è nulla, e quella candela che vedi accesa è l’ultima che mi sia rimasta.

Pinocchio: E dopo?

Geppetto: E dopo rimarremo al buio.

Pinocchio: Allora, Babbino mio, non c’è tempo da perdere; bisogna agire.

Il pesce-cane dorme come un ghiro; venite con me, tra poco saremo salvi.

Mare: (sempre con il flauto) Ma questa voce la riconosco! Tu sei Pinocchio!

Pinocchio: Preciso, e tu?

Mare: Il mare. Ti ricordi dei miei azzurri abissi, le mie voragini, i miei minuscoli pesci?

Pinocchio: Questo è il mio babbo, dobbiamo salvarci! Mare, capiti al tempo!

Ti prego, aiutaci! O siamo perduti.

Mare: Un bel pezzo di cielo stellato, un lume di luna, la notte è unica.

La grande belva è tranquilla, dorme un sonno senile. Dove ti porto?

Pinocchio: Portami, portami … lontano, lontano, lontano …

 

[ Brano musicale n° 15: “Portami lontano” (35″) ]

 

Dopo, vedendo la Fatina dai capelli turchini…

 

Pinocchio: Fatina! Fatina! Siete ancora voi!?

Fatina: Birba di un Burattino! Ti ricordi? Mi lasciasti bambina

e ora mi ritrovi donna, tanto donna che potrei farti da mamma.

Pinocchio: Diventerò un uomo come tutti gli altri?

Fatina: Se saprai meritartelo.

Pinocchio: Non devi più fare il bighellone e il vagabondo.

Fatina: I ragazzi per bene dicono sempre la verità.

Pinocchio: Oh! Fatina, se tu sapessi che dolore e che serratura alla gola provai!

Quando lessi: “Qui giace la bambina dai capelli turchini. Morta di dolore”.

 

[ Brano musicale n° 16: “La bambina dai capelli turchini” (45″) ]

 

Lucignolo: Pinocchio, Pinocchio, non dare retta alla fatina,

vieni con me, a fare il bene c’è sempre tempo.

Pinocchio: Non posso, Lucignolo, davvero, la Fatina mi ha promesso che domani

diventerò un bambino per bene.

Lucignolo: Sai che roba, buon pro ti faccia.

Ma non sai, Pinocchio, la fortuna che mi è toccata.

Adesso devo solo aspettare, aspettare la mezzanotte, e poi ripartire.

Pinocchio: Faremo una grande festa. Devi venire anche tu.

Lucignolo: Se ti ho detto che a mezzanotte parto, non posso venire.

Pinocchio: Parti? Dove vai?

Lucignolo: Se sapessi, vado lontano…

Pinocchio: A che ora mi hai detto?

Lucignolo: Mezzanotte.

Pinocchio: Dove hai detto che vai?

Lucignolo: Lontano, lontano, lontano.

 

[ Brano musicale n° 17: “Canzone di Lucignolo” (1′ 38″) ]

 

Lucignolo: Dunque, vuoi partire con me? Sì o no? Risolviti!

Pinocchio: No e poi no. Addio e buon viaggio.

Lucignolo: Dove vai con tanta furia?

Pinocchio: A casa dalla mia buona fata.

Lucignolo: Aspetta ancora due minuti.

Pinocchio: Due? E se poi la fata mi grida?

Lucignolo: Lasciala gridare, no? Quando avrà gridato ben bene si cheterà.

Pinocchio: Parti solo o in compagnia?

Lucignolo: Solo? Cento ragazzi e più! Rimani un altro poco e li vedrai.

Pinocchio: Ma sei sicuro che in quel paese non ci sono punto scuole?

Lucignolo: Neanche l’ombra.

Pinocchio: Che bel paese! Come hai detto che si chiama?

Lucignolo: Gran Teatro dei Burattini. E vieni, dai!

Pinocchio: Quasi, quasi sono capace di aspettare.

Lucignolo: E la fata?

Pinocchio: Oramai ha fatto tardi! Tornare a casa un’ora prima o un’ora dopo

è lo stesso.

Lucignolo: Ehi, di’ un po’! Ma vedi qualcosa anche tu, laggiù? Che cos’è quello?

Possibile che sia già il carro? È lui, eccolo! Te l’avevo detto! Il carro, accidenti!

 

Guardano arrivare un carro immaginario.

 

[ Brano musicale n° 18: “Il carro” ]

 

Omino: Dimmi, mio bel ragazzo! Vuoi venire anche tu in quel fortunato paese?

Lucignolo: Sicuro che voglio venire.

Omino: Ma ti avverto, carino mio, che nel carro non c’è più posto.

Come vedi, è tutto pieno.

Lucignolo: Ma starò seduto sulle stanghe del carro.

Omino: (a Pinocchio, complimentoso) E tu, amor mio? Che intendi fare?

Vieni con noi o rimani?

Pinocchio: No, io rimango.

Lucignolo: Su, vieni con noi e staremo allegri!

Pinocchio: No, no, e poi no!

Gatto e Volpe: Su, vieni con noi e staremo allegri!

Volpe: Pensa che andiamo in un paese dove non si studia mai!

Gatto: Mai.

Volpe: Il giovedì non si va a scuola

e ogni settimana è composta di sei giovedì e una domenica!

Gatto: E una domenica!

Tutti: Su, vieni con noi e staremo allegri!

Gatto: Allegri!

Pinocchio: Fatemi posto, voglio venire anch’io1 …

Tutti: Evviva Pinocchio! Evviva Pinocchio! Il nostro fratello Pinocchio!

Evviva Pinocchio!

Omino: Via, non perdiamo altro tempo in ciance!

La notte è fresca e la strada è lunga!

(canticchia) Tutti la notte dormono

e io non dormo mai …

 

[ Brano musicale n° 19: “Tutti la notte dormono” (1′ 00″) ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

OTTAVA SCENA: ‘SPETTACOLO PIROTECNICO E BALDORIA’

 

Pulcinella: Rispettabile pubblico! Dame e cavalieri,

ecco a voi il GRAN TEATRO DEI BURATTINI

nel suo inimitabile sfarzo festoso e più che mai gran spettacolo di gala!

Arlecchino: Per questa sera avranno luogo i soliti esercizi sorprendenti

eseguiti da tutti gli artisti e da tutti i cavalli d’ambo i sessi della compagnia!

Pulcinella: E più sarà presentato per la prima volta il famoso CIUCHINO PINOCCHIO,

detto LA STELLA DELLA DANZA.

Arlecchino: Il tutto, presentato magistralmente

da sua eccellentissima e graditissima Signoria,

il direttore dei direttori, il burattinaio dei burattinai: MANGIAFOCO!

Tutti: Mangiafoco! Mangiafoco! Il nostro burattinaio Mangiafoco! Evviva Mangiafoco!

Mangiafoco: Miei onorevoli auditori, l’umile sottoscritto , essendo di passaggio

per questa illustre metropolitana, ho voluto procrearmi l’ossequio,

nonché la gloria di parare a questo intelligente e cospicuo pubblico gli ormai celeberrimi,

inconfondibili, insuperabili clown di livello internazionale:

il Gatto, la Volpe e il Grillo Parlante!

Tutti: Viva i clown! Viva i clown!

Volpe: (entra suonando) Oh, Grillo grullarello! Fai un po’ di carità a due poveri infermi

caduti nella più squallida miseria.

Gatto: Squallida miseria.

Grillo: Addio, mascherina! Mi avete ingannato una volta e ora non mi ripigliate più!

‘Chi la fa, l’aspetti!’

(Tutti ridono).

Volpe: Credilo, grillino, oggi siamo poveri e disgraziati davvero!

Gatto: Disgraziati!

Grillo: Addio, mascherine! ‘I quattrini rubati non fanno mai frutto!’

(Tutti ridono di nuovo).

Volpe: Abbi compassione di noi, grilletto!

Gatto: Grilletto!

Grillo: Addio, mascherine! ‘La farina del diavolo va tutta in crusca!’

(Tutti ridono ancora).

Grillo: ‘Chi ruba il mantello altrui, rimane in camicia!’

(Tutti sempre più).

Grillo: ‘Tanto va il Gatto al lardo, che ci lascia lo zampino!’

(Tutti applaudono).

Volpe: Grillotto, ho venduto la coda ad un merciaio ambulante.

Gatto: Ambulante.

Volpe: Ho perduto la vista da tutt’e due gli occhi, grillottino…

Gatto: ‘illottino.

Volpe: Non ci abbandonare, grillastro!

Gatto: Grillastro!

Grillo: ‘L’occhio del padrone, …’

Mangiafoco: Basta, Grillaccio del malaugurio!

Chetati e non disturbare oltre lo spettacolo.

Esimio e adorabile pubblico! Ho il lustro e il pregio di esporre adesso li straordinari,

insigni, ragguardevoli prestigiatori Omino e Lucignolo!

Tutti: Viva i prestigiatori! Viva i prestigiatori!

(L’Omino e Lucignolo iniziano i loro giochi, parlando tra loro).

Omino: Dimmi mio bel ragazzo: sei molto giù, non è vero? È duro questo lavoro?

Lucignolo: Sì, mio buon Omino, sono triste e solo.

Omino: Povero il mio Lucignolo, sempre sfortunato fin dalla gioventù!

(Recitando contemporaneamente:)

Lucignolo: Mia madre era ubriacona. Mio padre giocava.

Fin dai primi anni fui abbandonato a me stesso,

senza la mano amorosa di una madre, sono scivolato sempre più in basso, nel fango;

nell’elemosina. Non ho conosciuto cure paterne, non la benefica dolcezza di un focolare,

così sfornito di mezzi, abbandonato ai miei istinti, come un rottame in alto mare.

Oh, povero me!

Omino: Pensa che io è una vita che faccio l’imprenditore di ragazzi.

Li lavoro, li plasmo, li trasformo e li porto al mercato ogni giovedì a venderli.

Ti confesso che ho costruito io tutto questo baraccone e lo amministro saggiamente.

Infondo, sono un servile sicario del male, diventato milionario a vendere ciuchini

alle fiere. Ho la licenza di corrompere, di educare. Brutta sorpresa la vita!

Oh, povero me!

Tutti: Viva i prestigiatori! Viva i prestigiatori!

Mangiafoco: Devoto pubblico, adesso tenete forte il respiro!

Sta per esibirsi il Re dei mammiferi!

Non starò qui a farmi menzogna delle enormi difficoltà da me soppressate

per comprendere e soggiogare il celebre ciuchino Pinocchio,

che ebbe già l’inno di ballare al cospetto

di sua Maestà l’Imperatore di tutte le corti principali d’Europa.

Io però, seguendo il sistema del Galles …

 

[ Brano musicale n° 20: “Non starò qui” (1′ 28″) ]

 

Fatina: (sottovoce) Pascolava liberamente di montagna in montagna

nelle pianure della zona torrida.

La selvaggina trasuda notevolmente dai suoi occhi,

con ciò sia cosa ché, essendo riusciti vanitosi mezzi

per addomesticarlo al vivere dei quadrupedi,

ho dovuto più volte ricorrere all’affabile dialetto.

La frusta l’ha ammaestrato al ballo,

nonché relativi salti dei cerchi e le botti foderate di foglie.

Ma ogni gentilezza, invece di farmi ben volere, ne ha cattivato l’animo.

Non starò qui a farvi menzogne.

Mangiafoco: (sottovoce) Troverai nel suo cranio una piccola cartagine ossea

che la stessa facoltà medicea di Parigi riconobbe essere quella il bulbo

rigeneratore dei capelli e della danza pirrica. Non starò qui a farvi menzogne.

Mangiafoco: (al pubblico) Ammiratelo e poi giudicatelo! A voi l’insuperabile, favoloso,

strabocchevole, smisurato, esorbitante CIUCHINO PINOCCHIO!!!

Tutti: Viva Pinocchio! Viva Pinocchio! Il nostro fratello Pinocchio! Evviva Pinocchio!

Mangiafoco: Olè! Al passo!! Al trotto!! Al galoppo!! Alla carriera!!

Olè. Da bravo Pinocchio! Ora fate farete vedere a questi distintissimi signori

con quanta grazia sapete saltare i cerchi. Oplà! Uno, due, tre. Oplà!

Tutti: Viva Pinocchio! Viva Pinocchio!

Mangiafoco: Uno, due, tre. Oplà!

Tutti: Viva Pinocchio! Viva Pinocchio!

Mangiafoco: Miei venerati auditori! È giunta l’ora che con rammarico annunci

che lo strepitoso ciuchino Pinocchio, di cui poc’anzi in atto vedeste

le ineguagliabili prodezze,

non potrà più mostrarsi a questo incantevole pubblico,

poiché azzoppato irrimediabilmente.

Tutti: Vogliamo che la commedia continui! Vogliamo che la commedia continui!

Mangiafoco: Per cui, non potendo strabiliarvi ulteriormente v’invito al diurno

spettacolo di domani sera con altre eccellenti stelle mondiali. Ma nell’apoteosi

che il tempo piovoso minacciasse acqua, allora lo spettacolo

sarà posticipato a domattina,

ore undici antimeridiane del pomeriggio.

Tutti: Viva Pinocchio! Il nostro fratello Pinocchio! Evviva Pinocchio!

 

[ Brano musicale n° 21: “Fanfara” (23″) ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NONA SCENA: ‘GEPPETTO E IL MARE’

 

Geppetto: Quanto vuoi di questo ciuchino zoppo?

Mare: (suono di flauto) Sette nessuno e tre nulla.

Geppetto: Io ti do venti soldi! Non credere che lo compri per servirmene.

Il mio compito è renderlo consapevole del suo destino, della scherma e dei salti mortali.

Mare: C’è qualcosa di oscuro. C’è un colloquio con la morte. Per questo vuoi comprarlo?

Vicario commercio? Sevizia e amore? Ilarità? Vuoi forse farne pane e vino?

Geppetto: Sono incredibilmente vecchio, vagabondo, insolente.

Il mio unico destino è l’errore.

Ti prego, dammi quel ciuchino zoppo che io possa riportarlo alla luce.

 

[ Brano musicale n° 22: “Mani antiche e sapienti” ]

 

Mare: Mani antiche e sapienti, sciolgono i legami della buccia asinina.

Non mangeranno i minuscoli pesci degli abissi. Il legno è per i denti, cibo ingerito,

essenza intrasformabile, non spogliabile se non con la morte. Su Geppetto tira la fune,

e troverai il burattino vivo, svegliato bambino, pronto per una nuova storia,

che può cominciare a prepararsi ad un nuovo itinerario, ad una nuova notte di transito.

 

Pinocchio: Maraviglia delle maraviglie! Sogno o son desto?

Evviva! Non sono più un ciuchino zoppo.

Non sono più un burattino di legno, sono diventato un ragazzo come gli altri! Evviva!

 

Abbraccia Geppetto.

 

Geppetto: Il merito è solo tuo, perché quando i ragazzi da cattivi diventano buoni,

hanno la virtù di prendere un aspetto nuovo e sorridente!

Pinocchio: Oh, babbino mio, come sono felice!

Geppetto: I ragazzi che assistono amorevolmente i genitori

nelle miserie e nelle e nelle infermità

meritano grande affetto e stima.

 

[ Brano musicale n° 23: “Ma è giunta l’ora” (48″) ]

 

Ma è giunta l’ora che tu dorma, oh!, Pinocchio.

La luna è alta in cielo, la notte amica.

Ci incontreremo nel mondo occulto e potente dei sogni,

in altre ombre, incantesimi, miracoli, dissolvimenti.

Dormi, Pinocchio. La tua origine misteriosa è intatta.

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DECIMA SCENA: ‘FINALE’

 

[ Brano musicale n° 24: “Marcia” (24″) ]

 

Arlecchino: C’era una volta?

Pulcinella: Un pezzo di legno!

Arlecchino: Noo! Tu non capisci niente!

Prima c’era un pezzo di legno che dopo è diventato

Pulcinella: Un burattino!

Arlecchino: Nooo! Allora sei proprio tonno!

Prima c’era un burattino che dopo è diventato …

Pulcinella: Un ciuchino zoppo.

Arlecchino: Uffa! Ti ho già detto che prima era un ciuchino zoppo, dopo è diventato …

Pulcinella: … un ragazzo per bene!

Arlecchino: No, e poi no! …

Pulcinella: E invece sì e poi sì! Sono stufo di seguire le tue bizze!

Prendi questo, e ti farà bene alle rotelle del cervellino!

Arlecchino: Ahi! E tu prendi questo!

Pulcinella: Vile imbroglione! Colpire a tradimento un burattino senza difesa!

E allora prendi questa!

Arlecchino: Brutto scimmione da baraccone! Te la farò pagare cara!

(e seguitano a litigare)…

 

[ Brano musicale n° 25: “Marcia finale” (3′ 24″) ]

 

 

 

 

FINE

 

 

 

 

Francesco Denini

 

 

 

 

ALTRE FOTO

 

 




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